Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) sono una delle principali cause di rischio clinico e contenzioso nelle strutture sanitarie e socio-assistenziali.
Si tratta di infezioni che insorgono durante il ricovero o l’erogazione di cure, non presenti e neppure in incubazione al momento dell’ingresso del paziente. Il loro impatto, in termini di salute pubblica, costi e responsabilità giuridica, è oggi al centro delle strategie di prevenzione e gestione del rischio clinico.
Secondo le stime, fino al 75% delle ICA è causato da microrganismi multi-resistenti, ossia difficili da trattare con i comuni antibiotici. Le statistiche più recenti (2024/2025) sulle infezioni correlate all’assistenza mostrano che la media dei pazienti italiani ricoverati che presentano almeno un’infezione varia tra il 6% e l’8%. Questo fenomeno colpisce in modo particolare ospedali, RSA (acronimo di Residenze Sanitarie Assistenziali) e strutture di lungodegenza, dove coesistono pazienti fragili e ambienti ad alta densità di contatto.
La prevenzione delle ICA non è solo un dovere sanitario, ma anche un obbligo normativo e gestionale. Le direzioni sanitarie sono infatti tenute a garantire la sicurezza delle cure con l’adozione e la documentazione di protocolli efficaci di disinfezione e sanificazione. Ogni attività di sanificazione dell’ambiente deve essere tracciabile, verificabile e coerente con le linee guida ministeriali e con le norme vigenti in materia di sicurezza del paziente e responsabilità professionale.
Ridurre il rischio infettivo significa dunque integrare in modo sistematico procedure, prodotti sanificanti per ambienti e strategie di controllo, assicurando che le azioni di igiene ambientale contribuiscano concretamente alla protezione di pazienti, operatori e visitatori.
La Sentenza n. 6386/2023 della Cassazione e l’onere della prova
Con la sentenza n. 6386/2023, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: nei casi di infezioni correlate all’assistenza (ICA), l’onere della prova sull’adozione di tutte le misure preventive necessarie ricade interamente sulla struttura sanitaria.
In altri termini, è la struttura stessa – e non il paziente – a dover dimostrare di aver posto in essere ogni azione utile a evitare l’insorgenza di infezioni durante il percorso di cura. Tale responsabilità include anche le attività di pulizia, disinfezione e sanificazione degli ambienti, che diventano così sia un requisito operativo che un elemento chiave di tutela giuridica.
La Cassazione ha inoltre chiarito che le evidenze fornite devono essere oggettive, tracciabili e verificabili nel tempo: ogni intervento di sanificazione dell’ambiente, prodotto utilizzato e controllo effettuato deve essere quindi documentato in modo preciso, così da poter essere esaminato anche a distanza di mesi o anni in caso di contenzioso.
Un altro punto cardine riguarda la gestione dei servizi esternalizzati. L’affidamento a terzi non esonera la struttura sanitaria dalle proprie responsabilità: anche quando la pulizia viene affidata a fornitori esterni o partner specializzati, la direzione sanitaria resta tenuta a verificare la corretta esecuzione delle attività, la conformità dei sanificanti per ambienti utilizzati e il rispetto dei protocolli concordati.
In quest’ottica, la documentazione accurata e continua diventa uno strumento di doppia valenza: da un lato assicura il rispetto delle norme e la protezione dei pazienti, dall’altro costituisce una prova di diligenza e controllo che tutela la struttura in sede legale.
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Uno strumento pratico per verificare la conformità ai protocolli, alle buone prassi e agli obblighi di controllo in materia di igiene ambientale e prevenzione delle ICA.
Pulizia e disinfezione: da obbligo operativo a presidio giuridico
Nei moderni contesti sanitari, pulizia e disinfezione degli ambienti sono dunque un presidio giuridico. La prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) passa infatti attraverso un sistema strutturato di disinfezione e sanificazione, che coinvolge procedure, prodotti, persone e documentazione.
Ogni intervento di sanificazione dell’ambiente – dal lavaggio delle superfici alla disinfezione delle attrezzature, fino alla corretta gestione dei rifiuti – deve essere pianificato, tracciato e verificabile. L’efficacia di un processo igienico non si misura solo nella rimozione del rischio biologico, ma nella capacità di dimostrare, in qualunque momento, la coerenza e la continuità delle misure adottate.
L’igiene degli ambienti assume qui un ruolo strategico: è il primo livello di difesa nella catena della sicurezza clinica e, al tempo stesso, uno dei principali ambiti di responsabilità della direzione sanitaria. Ogni fase, dalla scelta dei sanificanti per ambienti alla formazione del personale, contribuisce a costruire una rete di garanzie che tutela la salute del paziente e la credibilità della struttura.
Affidare i servizi di pulizia a un fornitore esterno non riduce tali responsabilità, ma ne amplifica la complessità: la struttura deve adottare sistemi di controllo e verifica dell’effettiva esecuzione delle attività, garantendo che i protocolli siano rispettati in modo uniforme e che i risultati siano documentati attraverso report, checklist e indicatori di performance.
Strategie di disinfezione per ridurre il rischio di trasmissione dei patogeni
Vie comuni di contaminazione e aree critiche
Le superfici sono una delle principali vie di trasmissione dei patogeni nelle strutture sanitarie. Tavoli, letti, maniglie, tastiere, pulsantiere e apparecchiature elettromedicali possono infatti ospitare batteri e virus per giorni, costituendo un pericolo costante di infezione crociata tra pazienti e operatori.
A questi elementi si aggiungono le mani del personale sanitario e dei visitatori, spesso veicolo involontario di microrganismi, e la qualità dell’aria indoor, che negli ambienti chiusi può favorire la diffusione di agenti patogeni sospesi. Comprendere cosa si intende per sanificazione significa quindi includere nel concetto sia la pulizia delle superfici visibili che la gestione dell’aria, degli strumenti e dei flussi operativi.
Particolare attenzione va poi riservata alla cosiddetta “pulizia terminale”, ossia l’intervento effettuato dopo la dimissione di pazienti infetti o portatori di patogeni. È una fase determinante per interrompere la catena di trasmissione: la corretta applicazione dei protocolli di pulizia e disinfezione riduce in modo significativo il rischio che chi occupa successivamente la stanza entri in contatto con superfici contaminate.
Interventi di disinfezione efficaci
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno dimostrato come interventi mirati di sanificazione ambiente possano ridurre in modo tangibile la presenza microbica e migliorare gli esiti clinici. Le strategie più efficaci si articolano in tre principali categorie operative:
- Sostituzione di prodotti disinfettanti: l’uso di sanificanti per ambienti con maggiore efficacia contro specifici agenti patogeni consente di ottimizzare i risultati anche senza modificare le procedure operative. La selezione dei prodotti deve basarsi su evidenze scientifiche, compatibilità con le superfici e rispetto delle normative in vigore.
- Miglioramento delle pratiche operative: la qualità della disinfezione dipende sia dal prodotto sia dal modo in cui questo viene utilizzato. Implementare protocolli di pulizia strutturati, affiancati da formazione periodica, check-list di controllo e feedback operativo, è il metodo più efficace per assicurare uniformità e continuità di rendimento.
- Tecnologie di disinfezione automatizzate: sistemi basati su vaporizzazione, raggi UV o perossido d’idrogeno offrono un valido supporto alla sanificazione manuale. Consentono la sanificazione continua e omogenea delle superfici, anche in aree difficilmente accessibili, e migliorano la tracciabilità delle operazioni grazie ai registri elettronici di esecuzione.
Combinate tra loro, queste soluzioni permettono di costruire un piano di igiene completo e misurabile, adattabile alle esigenze di ciascuna struttura.
Protocolli personalizzati e monitoraggio
Ogni struttura sanitaria ha caratteristiche operative diverse, che richiedono protocolli personalizzati di sanificazione calibrati su reparti, flussi di lavoro e rischi specifici. Le aree critiche (sale operatorie, terapie intensive, RSA e reparti di isolamento) necessitano di frequenze e metodologie differenti rispetto alle aree amministrative o comuni.
Il monitoraggio è la fase conclusiva (ma non meno importante) del processo di pulizia e disinfezione. Attraverso controlli periodici, audit interni e indicatori di qualità, la direzione sanitaria può verificare l’efficacia delle procedure e intervenire tempestivamente in caso di scostamenti.
Fondamentale è infine il feedback al personale addetto alla pulizia: comunicare i risultati delle verifiche e valorizzare la corretta applicazione dei protocolli favorisce la responsabilizzazione degli operatori e mantiene alto il livello di attenzione nel tempo.

La progettazione igienica come strumento di prevenzione integrata
Nel percorso di prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA), la progettazione igienica offre un approccio strutturale e proattivo che integra organizzazione degli spazi, flussi operativi e igiene degli ambienti. È un metodo già consolidato nella filosofia Dierre, volto a ridurre i rischi alla fonte intervenendo sia su prodotti e procedure che sull’intera organizzazione degli ambienti.
Progettare in chiave igienica significa prevedere ogni spazio in funzione della sicurezza sanitaria: alla scelta dei materiali, alla gestione dei percorsi del personale. Tutti questi dettagli concorrono infatti a limitare le possibilità di contaminazione e a rendere più efficaci le attività di sanificazione dell’ambiente.
Tra gli elementi più rilevanti figurano:
- Superfici facilmente igienizzabili: lisce, non porose, prive di interstizi o spigoli che possano trattenere sporco e microrganismi. L’utilizzo di materiali resistenti ai prodotti sanificanti per ambienti garantisce una pulizia profonda e duratura nel tempo.
- Separazione delle aree pulite da quelle sporche: la corretta pianificazione dei flussi operativi (per pazienti, personale e materiali) previene la contaminazione crociata tra zone a rischio differente, migliorando l’efficienza dei processi di sanificazione e disinfezione.
- Controllo della qualità dell’aria indoor: un aspetto spesso sottovalutato, ma cruciale per la salute di pazienti e operatori. Sistemi di purificazione adeguati riducono la concentrazione di agenti patogeni aerodispersi e favoriscono un ambiente più salubre.
In questa prospettiva, la progettazione igienica diventa strumento di conformità legale e di responsabilità gestionale. La sua applicazione sistematica permette infatti di dimostrare, anche in sede ispettiva o giudiziaria, che la struttura ha adottato misure preventive coerenti, tracciabili e in linea con le migliori pratiche del settore.
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Combo prodotti e sistemi per la prevenzione del rischio clinico
La prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) si fonda dunque su una combinazione equilibrata di prodotti, attrezzature e protocolli operativi. Nessun elemento, da solo, può garantire risultati efficaci: ciò che fa la differenza è l’integrazione tra le diverse componenti e la loro gestione sistemica.
Una strategia realmente efficace di disinfezione e sanificazione deve includere:
- Detergenti e disinfettanti conformi ai Criteri Ambientali Minimi (CAM) e alle normative europee in materia di biocidi. Prodotti testati, tracciabili e specifici per l’ambiente sanitario assicurano standard elevati di igiene e riducono l’impatto ambientale.
- Prodotti per l’igiene delle mani e sistemi di asciugatura sicuri, preferibilmente in carta monouso, che riducono il rischio di contaminazioni crociate. La corretta igiene delle mani resta il gesto più semplice ed efficace per prevenire la diffusione di patogeni.
- Attrezzature di pulizia professionale, tessili o monouso, dotate di sistemi di separazione cromatica per distinguere aree e superfici con diversi livelli di rischio (bagni, stanze di degenza, spazi comuni). Questa organizzazione visiva evita errori operativi e garantisce procedure coerenti in tutta la struttura.
In qualità di partner tecnico e consulenziale, Dierre affianca le direzioni sanitarie nella definizione delle combo di forniture sanitarie più adatte alle specifiche esigenze operative: dai sanificanti per ambienti agli strumenti per il dosaggio sicuro, fino ai sistemi di controllo e verifica dei risultati.
Il valore aggiunto del metodo Dierre risiede nell’approccio integrato, che combina:
- Protocolli personalizzati sviluppati in base ai livelli di rischio e ai reparti della struttura.
- Formazione del personale per garantire l’uso corretto dei prodotti e la corretta applicazione delle procedure.
- Monitoraggio continuo con indicatori di efficacia, audit periodici e feedback operativo, per un miglioramento costante delle prestazioni.
Questa sinergia consente di trasformare la gestione dell’igiene degli ambienti in un sistema solido, verificabile e sostenibile, che riduce il rischio clinico e tutela la responsabilità medico-legale della struttura.
L’approccio integrato Dierre: garantire e certificare i risultati
Per la gestione del rischio clinico, Dierre ha sviluppato un metodo integrato di risk management basato sui principi del ciclo Plan – Do – Check – Act, che consente di garantire risultati concreti, verificabili e duraturi nel tempo.
- PLAN – Analisi e progettazione personalizzata | L’intervento parte dall’analisi accurata dei reparti, delle criticità e dei flussi operativi. Sulla base dei dati raccolti, Dierre elabora un piano di sanificazione ambiente su misura, che integra forniture, protocolli e soluzioni tecniche specifiche.
- DO – Avvio operativo e formazione del personale | Dopo la definizione del piano, vengono forniti i prodotti e le attrezzature idonee, accompagnati da corsi formativi dedicati. La preparazione del personale garantisce l’applicazione corretta e uniforme dei protocolli di igiene.
- CHECK – Verifica e monitoraggio dei risultati | Attraverso controlli periodici e indicatori di performance, Dierre monitora l’efficacia delle soluzioni implementate, assicurando tracciabilità e coerenza tra azioni e risultati.
- ACT – Miglioramento continuo | I dati raccolti vengono utilizzati per definire eventuali azioni correttive, aggiornare i protocolli e ottimizzare i processi, in un’ottica di miglioramento costante e riduzione progressiva del rischio clinico.
Grazie a questo approccio, Dierre si conferma non solo fornitore di prodotti professionali per la pulizia e la disinfezione, ma interlocutore completo e consulente per le direzioni sanitarie.
Affidati ai nostri esperti per una consulenza dedicata sulla progettazione igienica e la prevenzione delle infezioni: scegli un partner solido per trasformare la sanificazione in un sistema collaudato che genera sicurezza e valore.
